Il testo esamina la figura del Gonfaloniere di Giustizia nella Firenze medievale, evidenziando come questa carica, istituita per garantire l'indipendenza, fosse spesso ricoperta da membri di famiglie bancarie. Viene illustrato il conflitto d'interessi attraverso casi specifici, come quello di Francesco Pegolotti della compagnia dei Bardi, che si trovò ad arbitrare la crisi della propria banca mentre era in carica. L'autore sottolinea come questa sovrapposizione tra potere finanziario e governativo fosse una prassi diffusa, con molte delle più influenti famiglie fiorentine che alternavano ruoli di banchieri e di Gonfalonieri, influenzando leggi e tribunali a proprio vantaggio. Le conseguenze di tale intreccio, in particolare i fallimenti bancari che ricadevano sulla comunità, vengono analizzate, e il testo conclude riflettendo sull'importanza della separazione dei poteri per prevenire abusi e collusioni anche nella società odierna.Tra le famiglie che diedero più di cinque Gonfalonieri di Giustizia a Firenze, almeno un terzo furono famiglie di banchieri veri e propri.
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