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“Sante”, intervista alla regista Valeria Gaudieri e all’interprete Beatrice Bartoni

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Interview Archives - Fred Film Radio
Published
Wed 03 Sep 2025
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Alla 82ª Mostra del Cinema di Venezia, il cortometraggio “Sante” di Valeria Gaudieri ha catturato l’attenzione del pubblico e della critica per la sua capacità di esplorare temi universali attraverso un linguaggio visivo e narrativo potente. Presentato alla Settimana Internazionale della Critica, il film si distingue per la sua profondità emotiva e per il modo originale con cui mette in discussione i confini tra sacro e profano.


Una narrazione che unisce simbolismo e realtà quotidiana


Il cortometraggio trae ispirazione da una festa popolare antica, il “Volo dell’angelo”, un rito che si celebra nella provincia di Napoli. La regista e interprete principale hanno scelto di mantenere sullo sfondo questa tradizione, concentrandosi sul suo simbolismo come metafora del passaggio dall’infanzia all’età adulta. Il film utilizza questa festività come un ponte tra storia e universale, evitando di collocarsi troppo specificamente nel contesto geografico, rendendo così il messaggio più aperto e condivisibile a livello globale.


La rappresentazione della contraddizione tra il sacro e il profano


Uno degli aspetti più riusciti di “Sante” è la rappresentazione della protagonista bambina, interpretata da Bianca, simbolo di purezza e di aspettative sociali spesso irraggiungibili. La sua recitazione si fonda sulla silenziosità e sui piccoli gesti, che trasmettono il conflitto interiore tra ciò che si è e ciò che ci si aspetta di essere. La bambina si trova invischiata in un gioco di ruoli e aspettative, un’immagine potente della pressione sociale che spesso grava sui giovani.


L’evoluzione della protagonista e la riflessione sul ruolo femminile


Il film approfondisce anche la complessità delle figure adulte, come quella di Beatrice, interpretata da un’attrice che ha lavorato intensamente sulla costruzione del personaggio. Beatrice rappresenta una donna giovane che, come tanti adulti, tende a sopprimere le proprie emozioni e desideri, spesso senza rendersene conto. La regista sottolinea questa dinamica attraverso un lavoro accurato su immagini, colori e dialoghi, creando un contrasto tra quella che appare superficialmente come una figura autoritaria e le sue sfumature di fragilità e desiderio di rinascita, incarnato anche nel taglio di contatto con la bambina.


Il viaggio simbolico e universale


Sante” utilizza la festa popolare come simbolo di transizione, di un momento in cui si intravede un’apertura verso il nuovo, il risveglio di consapevolezze e desideri represso. La scelta di allontanarsi dall’immediata rappresentazione folclorica permette di porre l’attenzione sui temi del conflitto interno, della crescita e della memoria collettiva. La regista e la co-protagonista hanno lavorato attivamente sul set per mantenere il mistero e l’ambiguità, elementi che invitano lo spettatore a una riflessione più profonda sulle dinamiche di potere e di autoaffermazione, specialmente nell’ambito delle figure femminili.


Una riflessione attuale sulla condizione femminile


L’assoluta assenza di figure maschili nel cortometraggio evidenzia un focus particolare sulla condizione delle donne, spesso vittime di silenzio o di rimozione di certi traumi. La sceneggiatura e l’interpretazione mostrano come le sorelle maggiori possano inconsapevolmente trasmettere e perpetuare queste dinamiche, fino al momento in cui la protagonista si rende conto di poter finalmente aprire gli occhi e affrontare la propria realtà.


Sante” rappresenta così un invito universale a riscoprire le proprie radici e a superare le contraddizioni tra ciò che si desidera e ciò che si è costretti ad accettare. Un film che sa essere al tempo stesso specchio e metafora di tanti percorsi di crescita, un esempio di come la narrazione audiovisiva possa essere potente e rivelatrice, anche a partire da storie piccole ma dense di significato.


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