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“La moto”, intervista al regista Matteo Giampetruzzi

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Interview Archives - Fred Film Radio
Published
Tue 02 Sep 2025
Episode Link
https://www.fred.fm/la-moto-intervista-al-regista-matteo-giampetruzzi/

Ambientato in un piccolo paese del sud Italia, il cortometraggio “La moto” rappresenta un intenso e complesso approfondimento sui temi del desiderio, della violenza e della mascolinità tossica. Diretto da Matteo Giampetruzzi e presentato alla Settimana Internazionale della Critica all’82esima Mostra del Cinema di Venezia, il cortometraggio si distingue per la capacità di comunicare emozioni e tensioni attraverso senza l’uso di dialoghi, creando un affresco visivo e sensoriale che invita alla riflessione sulle dinamiche di potere e vulnerabilità tra i personaggi.


Un film senza parole che comunica con i gesti e i corpi


Il film è senza dialoghi, ma il sesso diventa un vero e proprio dialogo tra i personaggi“, spiega il regista. La scelta di non utilizzare parole permette di concentrarsi sui gesti e sui corpi, veicoli di un linguaggio universale. Questa modalità espressiva si rivela efficace nel mostrare le dinamiche di dominazione e sottomissione, di contrasto tra piacere e violenza. L’interazione tra i protagonisti si svolge in un contesto di disuguaglianza emotiva e sociale, riflettendo temi più ampi come la mascolinità tossica e le emozioni nascoste.


Il contesto e il paesaggio come elementi narrativi


Ambientato in Molise, nel cuore di una piccola comunità, il film sfrutta il paesaggio come estensione simbolica della vicenda. Giampetruzzi sottolinea come il luogo, con i suoi limiti e le sue tradizioni, influenzi profondamente i personaggi. Il paesino diventa così un microcosmo, un ambiente che perpetua tabù riguardo all’omosessualità e al sesso, generando rischi di coercizione e repressione. La dimensione geografica si integra ai temi del film, rendendo palpabile la tensione tra modernità e tradizione, tra desiderio personale e norme sociali.


La figura della moto e il simbolismo queer


Un elemento ricorrente nel cortometraggio è la presenza della moto, simbolo di libertà, desiderio e mascolinità performativa. Giampetruzzi spiega come questa immagine si inserisca nell’immaginario queer, assumendo una duplice valenza: da un lato rappresenta il sogno di evasione e autonomia, dall’altro interroga il rapporto tra identità di genere e desiderio. La moto diventa così uno strumento di reinvenzione di un’iconografia tradizionalmente eteronormativa, offrendo uno spunto di analisi sulla fluidità dei ruoli e delle aspirazioni.


L’uso innovativo del sound design


Un aspetto fondamentale del cortometraggio è il ricorso a un sound design molto curato. Senza dialoghi, il suono diventa protagonista, trasmettendo sensualità e tensione attraverso sfregamenti, respiri e ambientazioni sonore. Il regista ha lavorato in stretta collaborazione con il sound designer Giovanni Sideri e il fonico Eugenio Bonemazzi per realizzare un’atmosfera sonora che accompagna e arricchisce l’immagine. La sensualità si trasmette anche attraverso il tatto dei corpi e il rumore del motore, creando un ritmo cinematografico che coinvolge emotivamente lo spettatore. “Volevo che il ritmo del film partisse dai suoni, che la sensualità si trasferisse ai sensi anche attraverso il suono“, afferma Giampetruzzi. Questa attenzione al dettaglio contribuisce a rendere “La moto” un cortometraggio sensoriale e potente, capace di parlare al pubblico senza bisogno di parole, ma attraverso immagini, atmosfere e suoni.


“La moto” si presenta così come un’opera potente e immaginifica, che invita a riflettere sulla complessità delle relazioni umane e sulla fluidità dell’identità, in un contesto che è al contempo molto personale e universale.


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